Il pesciolino che voleva mangiarsi il pescecane

Aveva trovato riparo sicuro in una grotta in fondo al mare un vivace pesciolino: "Sono piccolo, diceva ai compagni che volevano farsene beffe, ma ho forza ed energie per quattro, non ho paura di niente e di nessuno". "Pesce grande mangia pesce piccolo" gli gridavano gli altri ridendo, ma lui rispondeva con un guizzo impertinente, muovendosi con disinvoltura tra rocce, anfratti, crostacei e bellissimi fiori marini, facendosi rincorrere tra branchi di pesci anche più grossi. Amava il suo tratto di mare così vario e popolato, gli piaceva osservare i giochi delle onde, le molli danze delle meduse, perdersi nella folla silenziosa dei compagni adulti in movimento. Tutto gli appariva così armonioso e quieto da dare l'impressione di una immutabile felicità.

Poi qualche cosa pian piano cambiò: branchi di pesci passavano rapidi e inquieti, al primo vibrar delle onde, a un movimento un po' brusco ecco un fuggi fuggi generale; c'era aria di pericolo, insomma, senso di paura, ed un giorno la notizia: un grosso pescecane avanzava verso queste acque e non si sapeva per quale motivo. Il pesciolino avrebbe voluto ridere e scherzare come sempre -non era forse un pesce come gli altri? e allora perché temerlo tanto?-, ma l'atteggiamento dei compagni finì con l'influenzare anche lui e fu con gran trepidazione che un mattino notò un lunga ombra scura passare sopra la sua grotta. Si affacciò perplesso: eccolo, era arrivato l'ospite tanto temuto e subito si era fatto largo intorno intorno.

"Che abbia intenzione di mangiarci tutti?" si chiedeva il pesciolino. "E poi?". Non riusciva nella sua testolina a immaginare un mare deserto e poi perché guastare un mare tanto bello? Ci avrebbe pensato lui a difenderlo anche a costo di mangiarsi il pescecane. Facile a dirsi, naturalmente, ma a farsi?

Il grosso pesce spadroneggiava ovunque: non solo nella sua ampia bocca finiva di tutto, ma con una codata era capace di distruggere grotte e anfratti scoprendo chi vi era nascosto. Come affrontarlo? Per il momento era meglio stare a vedere ed il pesciolino, vinto il primo imbarazzo, trovò perfino divertente seguire le mosse del nuovo venuto. Del resto che gli restava da fare? Chi aveva potuto se ne era andato, gli altri cercavano di vivere il più possibile nascosti e sollecitavano il pesciolino a fare altrettanto: così rischiava di attirare l'attenzione, e allora sì sarebbero stati guai. "Possibile che in tanti non riusciamo a fare qualche cosa?" incoraggiava il pesciolino. "Tu sei matto" gli rispondevano, "perché dovremmo rischiare la nostra vita?". "Così è già perduta, non capite?". Discorsi inutili, la paura era troppo forte. Il pesciolino però non si perdeva d'animo: tutti hanno il loro punto debole, si diceva, anche i più grandi, anche i più forti; basta aspettare. E la sua pazienza fu premiata.

Vide un giorno il pescecane attratto da un bel pesce: doveva sembrargli molto gustoso perché lo inseguì per lungo tratto, infilandosi senza troppo riflettere in una serie di gallerie da cui alla fine fece molta fatica a districarsi, ad un certo punto sembrò disperato di farcela. "Ah! sei goloso" si disse trionfante il pesciolino, "adesso ti sistemo io". Si mise a cercare con cura nei dintorni, forse non sapeva neppure lui esattamente che cosa, ma un bel giorno gli parve di aver trovato: girovagando tra le rocce era finito in una grotta, non troppo larga, ben chiusa da ogni lato, a parte qua e là qualche spiraglio, dove il pescecane avrebbe potuto usare un solo passaggio data la sua mole; quindi una volta entrato, poteva esservi bloccato. "Qui ci vorrebbe l'aiuto di qualcuno -si disse il pesciolino- soprattutto per chiudere l'apertura alle spalle del pesce"; ma quando comunicò l'idea ad un amico che aveva osato mettere il muso fuori dal suo buco, si sentì rispondere in malo modo: "Non hai sempre detto di avere forza per quattro? Ebbene questo è il momento di provarlo. E poi se tu sei disposto a rimetterci la pelle, non puoi pretendere che gli altri ti seguano". Stava quasi per rinunciare al suo progetto il pesciolino, ma riprese coraggio e decise di tentare.

Lavorò diversi giorni per realizzare il suo piano: ammucchiò nella grotta tutto ciò che poteva apparire invitante e curioso e si fece in quattro per procurarsi di che chiudere l'apertura. Da solo non sarebbe riuscito a spingervi contro un masso abbastanza grande, ma fu fortunato perché trovò una robusta rete che con un po' di pazienza sistemò sopra l'apertura: sarebbe bastato poco per farla ricadere e agganciarla ad una sporgenza della roccia. Quando tutto gli parve pronto, non senza un certo tremore, aspettò il pescecane acquattato ad una distanza dalla grotta che gli permettesse di arrivarvi senza farsi prendere; ce l'avrebbe fatta?

Finalmente ecco: il pescecane avanza circospetto, il pesciolino balza verso il suo muso per farsi notare e poi via! a tutta velocità verso la grotta. Il pescecane che non trova nei paraggi altro di suo gradimento, per quanto piccolo sia, si mette a seguirlo con aria pigra quasi per forza. Proprio all'imboccatura della grotta il pescecane sta per abbandonare l'inseguimento, ma il pesciolino nuotando con foga gli si agita rapido davanti e il pescecane indispettito fa l'ultimo balzo nella direzione sperata: mentre la grotta lo attrae decisamente, il pesciolino con un guizzo vira e scivolando sotto il ventre del pescecane è fuori, si aggrappa alla rete che ricade sull'apertura e la fissa con tutte le sue forze. Questa volte il pescecane è in trappola. Quando se ne accorge, ha un bel girare e nuotare: non fa altro che sbattere contro le rocce e impigliarsi nella rete; ormai non fa più paura a nessuno. Gli altri pesci piano piano prendono coraggio e sporgono il muso a vedere che succede: perché il pesciolino si agita tanto e corre dappertutto a chiamarli? Non osano credere ai loro occhi: il pescecane è in trappola!

"Mi aiuterete almeno adesso?" chiede birbo il pesciolino, "non vorrei morire di indigestione a mangiarmi da solo un pesce così grosso!". (gg)