Il fiore di serra, il fiore di campo e il contadino

         

"Papaveri, margherite, fiordalisi ... belli, sì, ma sempre quelli", si diceva il contadino. "Perché non posso avere anch'io quei fiori delicati che fanno bella mostra nei negozi di città?"; e decise di costruire una serra in modo da coltivare tutto quello che gli fosse piaciuto. Spese tempo e denaro, ma infine il sogno fu realizzato e la sua gioia raggiunse il colmo quando i primi fiori si aprirono bellissimi.

"Belli, non c'è che dire" pensava tra sé il fiore di campo nato nell'erba lungo il muro della serra. E li guardava con invidia vedendo il contadino profondere tutte le sue attenzioni: il concime, i vitalizzanti, il terriccio, la temperatura, l'umidità, tutto doveva essere sotto controllo. Al fiore di campo nulla di tutto questo: se la terra in cui era nato, se il cielo con le sue piogge non avessero pensato a lui, avrebbe fatto una misera fine. Ma era tenace e resisteva sotto il sole, sotto la nebbia, sotto la pioggia, nel vento.

Nelle giornate miti e serene il contadino lasciava spalancate nelle ore più dolci le vetrate della serra e fu in una di queste occasioni che uno dei fiori sporse la sua corolla verso l'aria, verso il cielo. Si guardò attorno incuriosito e vide sotto di sé il fiore di campo. Gli sembrò subito brutto: non aveva le sfumature, la delicatezza, la morbidezza sua e dei suoi compagni e si sentì decisamente superiore, e poi che cosa faceva un fiore là fuori? doveva essere ben triste la sua sorte senza nessuno che si curasse di lui. Da allora lo guardò spesso con commiserazione ma anche con stupore per l'energia che dimostrava nel sopportare freddo e caldo, umidità e siccità. Intanto il fiore di campo più osservava il fiore di serra più si sentiva umiliato, maltrattato dalla sorte, addirittura rabbioso verso il compagno a suo dire più fortunato.

Ma un giorno in cui la serra era rimasta aperta, il tempo cambiò rapidamente: un vento fortissimo portò densi nuvoloni e una pioggia violenta che si abbatté in ogni direzione. Il contadino, troppo lontano nei campi, non giunse in tempo a mettere al riparo i fiori che si trovarono in piena bufera. Quando l'uragano fu passato, il fiore di campo che da giorni attendeva un po' d'acqua, appariva turgido e smagliante; il fiore di serra chinava il capo avvizzito, i petali scomposti e lacerati, le figlie divelte. "Io che ero tanto orgoglioso della mia bellezza" pensava "e che mi vantavo delle cure che ricevevo! quanto sarebbe stato meglio che avessi imparato a vivere con le mie forze, secondo le mie energie...". Il fiore di campo guardava stupito il disastro dicendosi che lui invece, anche se era messo a dura prova, alla fine otteneva sempre ciò di cui aveva bisogno per vivere rigoglioso. Il più disperato fu il contadino, ma alla fine, riflettendo sulla vicenda, capì che ogni essere deve avere il suo ambiente e che anche i fiori di campo sono belli, ... forti e belli.   (G.G.)