Un cane randagio

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Accovacciato sul ciglio della strada all'ombra di un grande platano, il vecchio cane cercava di riposare della lunga camminata e del caldo dell'asfalto. La giornata era particolarmente afosa e lui non ricordava nemmeno quando aveva potuto bere o mangiare qualche cosa l'ultima volta. Si sentiva spossato e cominciava a credere che da lì non si sarebbe più mosso. Del resto chi avrebbe potuto accoglierlo: così vecchio e debole non poteva servire a niente e a nessuno e perfino la libera caccia del cibo quotidiano per lui si faceva difficile. Erano ormai passati i tempi degli agguati alla selvaggina, dei furti rapidi a qualche bancarella o della guardia saltuaria a cose e persone. Lo scoraggiamento si faceva sempre più forte nella solitudine della strada assolata e il vecchio cane si appisolò all'ombra vinto dalla stanchezza.

Fu risvegliato da un rumore che si avvicinava sempre più e diventava vero fracasso. Aprì un occhio e vide un furgone arrancare lungo la strada, fermarsi alla sua stessa ombra e lasciar scendere un uomo di mezza età che provò a sgranchirsi le gambe con qualche saltello per poi controllare la sistemazione del carico evidentemente malfermo. Il vecchio cane vide allora un altro cane giovane e scattante balzare dall'automezzo, ispezionare veloce i dintorni e avvicinarglisi ad annusarlo. Infastidito da tanta confidenza, cercò di allontanarlo; si sentiva anche imbarazzato: il nuovo venuto era un bel setter di razza pura, dal mantello di un marrone caldo, uniforme, a chiazze bianche sulle zampe agili e pronte al movimento; incapace di star fermo, faceva la spola tra il padrone e lui senza un attimo di tregua. Il vecchio cane di fronte a tanta frenesia sentiva pesare su di sé tutti i suoi anni, tutta la fatica della sopravvivenza giorno dopo giorno e -cosa non indifferente- la bruttezza del suo aspetto di randagio nato da incroci di razze indefinibili: avrebbe preferito rimanere solo e cercò di farsi piccolo nell'erba. Inutile: si avvicinò anche l'uomo; lo accarezzò con simpatia, vide il suo pelo opaco, la sua magrezza e -senza dir nulla- si cavò di tasca un pezzo di pane, gli cercò nel furgone dell'acqua. IL cane randagio non riuscì a rifiutare tanta bontà, era troppo stremato per farlo. L'uomo si accese una sigaretta e si appoggiò al tronco del platano a riposare. Era ormai il tramonto, per chi l'aveva era tempo di tornare alla propria casa. "Ora se ne andranno", pensò il vecchio cane con una punta di rammarico. E difatti l'uomo si alzò, chiamò il setter, si avviò al furgone. Stava già per salire, quando si girò verso il vecchio cane e lo chiamò con un gesto: "Perché non vieni con noi?". "A far che?", si chiese il cane; poi pensò alle sue giornate in solitudine, alle lunghe camminate in cerca di cibo lungo strade dal traffico intenso e pericoloso per lui ormai troppo lento -e si avvicinò al furgone-, pensò che in fondo il setter aveva la baldanza della gioventù ma non era poi così invadente e nemmeno antipatico -e con un balzo fu accanto all'uomo.

Da quel momento il cane randagio visse una nuova giovinezza: curato e ben nutrito, sentì ritornare pian piano le forze, il suo pelo divenne folto e lucido, segno di salute e di benessere. Egli provava una profonda riconoscenza per chi lo aveva accolto e si affezionava ogni giorno di più anche se le simpatie dell'uomo erano apertamente per il setter: a lui il boccone più ghiotto, a lui la carezza più affettuosa. Del resto era comprensibile: se l'era allevato ed addestrato per la caccia, insieme avevano vissuto tante avventure. Il cane randagio talvolta si sentiva escluso ma cercava di capire: "Con me è stato anche troppo buono" pensava del padrone. "E anche se un giorno qui non ci sarà più posto per me, vorrei poterlo ricambiare di tutto questo, dimostrargli il mio affetto, la mia gratitudine". E l'occasione una sera si presentò.

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L'uomo aveva quasi completato il viaggio quotidiano di trasporto merce e -come spesso faceva- si era fermato per un breve riposo lungo la strada -il cane randagio accovacciato poco distante, il setter in agitazione intorno-, quando ad un tratto vide un giovane venire avanti in motocicletta. Procedeva lungo la strada in tutta tranquillità e l'uomo ne osservava i movimenti senza darvi troppa importanza: pareva che quello si divertisse a zigzagare in libertà godendosi la solitudine della campagna all'imbrunire. Nessuna meraviglia quando si fermò vicino al furgone: tante persone lo facevano durante il giorno, magari per scambiare quattro chiacchiere, avere qualche indicazione sulla via da seguire. E infatti l'inizio del colloquio tra i due fu scontato. Poi: "Ha da accendere?" chiese il ragazzo, portando una sigaretta alle labbra. Non era sceso dalla moto e così l'uomo annuendo gli si avvicinò. Fu a questo punto che la situazione cambiò di botto: il ragazzo minacciando l'uomo con un'arma. gli intimò di consegnargli l'incasso della giornata. Le parole brusche e dure, l'atteggiamento del giovane, la paura dell'uomo richiamarono l'attenzione del vecchio cane che -vista la minaccia- non attese alcun ordine, alcun segno, balzò rapido ringhiando contro l'assalitore che, vistosi in pericolo, reagì violentemente con pugni e calci e, raccolto da terra un grosso palo, scaricò sul povero cane tutta la sua rabbia. Il setter lontano scorazzava per i prati. Altra gente intanto si avvicinò, il giovanotto fuggì: l'uomo era salvo. Si chinò sul vecchio cane che giaceva a terra malconcio. Lo sollevo con precauzione e con molto molto affetto. "Se non c'eri tu ..." gli disse e al cane randagio bastò per capire quanto fosse stato importante il suo gesto. Il setter arrivava in quel momento: "Bell'ingrato" gli disse il padrone, "dov'eri quando avevo bisogno di te?". "Non rimproverarlo" avrebbe voluto dirgli il cane randagio, "si sa  che i giovani sono tanto baldanzosi ma a volte imprevidenti; imparerà anche lui ..."; curato e coccolato, si sentiva in pace con tutti.

Da quel giorno l'uomo seppe dividere equamente il suo affetto tra i due cani e il cane randagio fu certo di aver trovato fissa dimora. Gli rimase il nome a ricordare le passate avventure e i pericoli di una vita sulla strada in solitudine. (gg)