Freya

Poesie del dolore

 

Hai visto quella gente,
che passa indifferente
davanti al poveretto
e a quello senza tetto,
che guarda le vetrine
e non sa delle mine
che scoppiano lontano
ogni giorno ed ogni anno,
che uccidono bambini:
chi sono gli assassini?
Giocavano davanti ad una stalla,
sembrava una farfalla,
che, lieve, al suolo si posava,
ma la morte, ahimè, portava;
ora le mamme sono straziate,
trafitte e disperate;
si piegano in ginocchio,
assomigliano a Pinocchio;
sono ormai dei burattini,
senz'anima e i lor piccini
son volati in cielo, in compagnia,
e dicono: "Non piangere, mamma mia,
ti vediamo e ti sentiamo,
non sarai mai sola: noi ti amiamo".
Questa poesia è dedicate alle vittime
delle mine antiuomo, soprattutto bambini innocenti.

 

Fischia la sirena
e la terra tutta trema;
ho visto le rondini atterrite
in un attimo sparite;
mio Dio, ancora sparano
le bombe, i fucili, ancora odiano;
sul campo una bambola di pezza,
con gli occhi spalancati, che tenerezza!
i figli scappano e piangono,
le mamme li inseguono invano;
un mostro crudele li ha rapiti,
chissà dove sono finiti;
nella notte, illuminata da bagliori
si sentono strani rumori;
chissà se domani finirà
e la pace in questo paese tornerà.

 

Non potrò più averti
ma non voglio trattenerti;
il destino ti chiama lontano,
ma non ti avrò amato invano;
i giorni sono ormai trascorsi
ed io piena di rimorsi;
il cielo è terso là fuori,
ma tu di certo mi ignori;
un raggio di luce io vedo,
ma ora , adesso, mi siedo;
son stanca, qui dentro son sola,
un gabbiano vedo che vola;
mi porti sulle tue ali?
ma certo, basta che sali;
andremo così ,all'infinito,
per salvare il tuo cuore ferito;
felici, nell'aria frizzante
scopriamo la luna calante;
è buio, ma l'alba già scorgo,
 che tinge di rosa il borgo;
mi fermo, la corsa è finita,
il gabbiano mi lascia in salita;
io corro giù in fondo al paese,
incontro un tipo cortese;
m'invita a bere qualcosa,
mi dona persino una rosa;
che caro, io dico, è gentile,
siamo nel mese di aprile;
che bello, la luce mi abbaglia,
è meglio che tolga la maglia;
son stufa, son qui sulla soglia,
adesso mi levo la voglia;
metto dimora quaggiù,
anche se tu non torni più.